ARCIONELLO Scarica traccia GPX ------- Scarica traccia PLT ------- Scarica waypoints WPT ------- Scarica traccia KML Da non credere !!! Ho 35 anni. Sono 35 anni che vivo a Viterbo e ormai pensavo di poter tranquillamente affermare di conoscere i nostri boschi abbastanza approfonditamente, avendoli girati sin da bambino, o alla ricerca di funghi, o per semplici passeggiate, prima con mio nonno e poi con mio padre, figure le quali mi hanno insegnato sempre e su tutto, il rispetto per la natura e per gli altri. Ebbene, dopo tutti questi anni, quando ormai ero straconvinto di conoscere ogni angolo o quasi delle nostre “macchie”, ecco che torno ancora a stupirmi per la riscoperta della zona dell' Arcionello, area di importante valore storico per la nostra città, sfruttata sin dagli inizi del 1900 (ma vi sono state rinvenute testimonianze di periodi storici di molto precedenti), poi abbandonata e dimenticata ed ora di nuovo ritrovata (un po' come è avvenuto per il centro etrusco di Musarna) grazie soprattutto alla nascita di un Coordinamento apposito (Salviamo l'Arcionello) e di alcuni personaggi rilevanti che ne hanno raccontato l'importanza storica, tra questi lo scrittore e poeta viterbese Antonello Ricci. Ammetto che fino al maggio del 2008 nulla sapevo, e completamente ignoravo l'esistenza di tale zona, ecco perchè dichiaravo all'inizio del testo "da non credere" questa cosa, proprio perchè sono viterbese, ma non l'unico disinformato evidentemente. Infatti sondando il terreno e domandando in giro anche a personaggi avanti con l'età, i quali conoscono tutto, sanno moltissime cose dei nostri luoghi e sono praticamente delle piccole enciclopedie ambulanti delle nostre origini, ho comunque riscontrato molti dati incerti e mancanze di informazioni anche da parte loro, incluso mio padre il quale, sottoponendolo alle foto da me scattate, è rimasto altrettanto sbalordito, non avendo anche lui mai visto dal vivo ciò che gli stavo mostrando in foto, in tutti i suoi oltre 60 anni di età. Ancora più incredibile se consideriamo che mio padre è originario del La Quercia e gironzolava sulla Palanzana e sui Cimini sin da bambino!!!
Tornando alla questione Arcionello, in maggio 2008, quando ancora ignoravo l'esistenza del Coordinamento, decisi, con l'amico Massimo Celestini, anche lui frequentatore dei nostri boschi poichè giocatore incallito di “soft air”, di fare un giro nei dintorni della Palanzana con lo scopo di tracciare con dispositivo GPS i vari sentieri che la percorrono, fino ad arrivare in cima. L'idea era di partire dal lato sud, quello della Strada Cimina (Strada Provinciale 1), salire sulla vetta e ridiscendere verso ovest, dalla parte del La Quercia, quindi spostarsi attraverso altro sentiero in direzione Bagnaia (verso est) e tornare di nuovo alla partenza percorrendo la strada sterrata che gira attorno al monte. In questo giro studiato a tavolino rinveniamo, nel bel mezzo del bosco, un piccolo ponte costruito a secco, lungo circa 6/7 metri ed alto circa 3, che praticamente attraversa un fosso (del quale ignoro il nome, ma potrebbe trattarsi del mitico Urcionio), ormai prosciugato, che scende verso Viterbo in parallelo al Fosso Luparo, unendosi a questo qualche centinaio di metri più a valle, dove poi è presente la parte più interessante dell'Arcionello. Già questa piccola scoperta per me è stata una bizzarria in quanto sono solito girare in quella parte di bosco trattandosi di una delle mie zone preferite per la ricerca di funghi, eppure il ponte non l'avevo mai notato!!! ...bho? Forse perchè completamente sommerso dalla vegetazione, in effetti ormai è del tutto avvolto da rigogliose piante di edera ed altro. Oltre al ponte però rinveniamo anche una serie di Pietre Miliari, tutte risalenti verso la Strada Cimina, quindi verso sud (quindi verso est/sud/est da Viterbo), ed una sola Pietra Miliare, invece, che punta dritta dritta in direzione Viterbo (quindi verso est). Ed è qui che nasce la mia curiosità: pietre miliari? ...Perchè? Evidentemente c'era un importante passaggio da segnalare! Ma quale sentiero poteva essere così importante da dover essere segnalato con tanto di pietre miliari e da portare qualcuno a costruire un ponte per oltrepassare con più facilità un fosso di non eccessive dimensioni e che poteva comunque essere oltrepassato magari più a monte di poche centinaia di metri? Iniziano le indagini che mi conducono a sapere che quelle pietre miliari, sulle quali c'è la scritta scolpita “S.P.Q.V.” erano state poste in diverse situazioni e momenti, dai viterbesi, a partire dalla metà del 1800, ma il ponte effettivamente sembrava precedente al 1800. Cerco allora di reperire maggiori informazioni su ortofoto (nella speranza di risalire ad un qualche sentiero visibile tra la vegetazione) e su mappe cartacee recenti e non, ma nessuna segnalazione sulle IGM, ne tantomeno sulle Mappe Catastali Gregoriane datate XIX secolo!!! Inizio le ricerche su internet ed è a questo punto che mi imbatto sul sito www.arcionello.it dove apprendo tutta la storia della zona, inclusa quella dalla Cittadella delle Acque, sorta agli inizi del XX secolo come acquedotto per la città di Viterbo: “Dalla relazione risulta, che entro la tenuta della Palanzana in un punto dove ha principio l'erta più ripida del monte omonimo, pullulano due sorgenti di acqua limpida del complessivo volume di litri 10 a secondo che dalle osservazioni fatte da quell'Ufficio con diligente frequenza e per diversi anni rimasero accertati il volume, la temperatura e limpidezza costanti di dette acque e l'analisi chimica fattane presso questo Laboratorio Municipale d'Igiene, e quella batteriologica compilata dal ch° prof. Gosio ne hanno confermate ed illustrate le ottime qualità, proclamandole le più fresche, più pure e più consigliabili e l'Ing. Monaco la definì un'acqua potabile ideale.” (www.arcionello.it). Mi rendo conto per sbaglio, dunque, dell'ennesimo patrimonio storico che abbiamo “dietro casa”, ed ecco che, armi e bagagli, decido di tentare la percorrenza della zona Arcionello partendo non da valle, come per i ragazzi del comitato di tutela, ma da monte, più precisamente da quel piccolo ponte da me rinvenuto, piccolo si, ma non abbastanza da non suscitare in me la curiosità e la voglia di saperne di più. Pertanto, armato di GPS, decido di partire da li in direzione Viterbo e, dato che la volta precedente ero stato impossibilitato dal “fittume” esagerato della vegetazione, stavolta vado in inverno, dicembre inoltrato, a ridosso delle feste natalizie, con me il mitico Andrea De Baggis, il realizzatore in persona del nostro logo!!! DESCRIZIONE Scendendo verso Viterbo costeggiamo passo passo il Fosso, percorrendo comunque un camminamento che ha le sembianze di un sentiero, ma non troviamo pietre miliari a dimostrare che siamo sul tragitto giusto, forse sono nascoste dalla vegetazione, che non è tanto secca, anche se siamo in pieno inverno, in effetti siamo all'interno di una forra dove probabilmente si è creato un microclima costante tutto l'anno o quasi, altrimenti non si spiegherebbe la presenza di numerosissime piante ancora tanto rigogliose.... Passiamo accanto ad un paio di probabili grotte che non riusciamo però a perlustrare perchè si trovano dalla parte opposta del fosso; scendiamo ancora, il sentiero comincia ad allontanarsi dal fosso, ma decidiamo di seguirlo ugualmente e ci conduce praticamente nel bel mezzo di un altro fosso, il Fosso Luparo (ne siamo certi in quanto ben segnalato sulla nostra cartina IGM), che praticamente nasce e scende in parallelo a quello che abbiamo appena percorso. Decidiamo di seguirlo dall'interno del suo letto praticamente asciutto, sulla nostra sinistra c'è tutta una parete in peperino, siamo nel bel mezzo della forra dell'Arcionello!!! Il Fosso Luparo si getta in questo canyon naturale, passa in una specie di porta scolpita nella roccia oltre la quale scopriamo che il letto del fosso è stato completamente cementificato, a creare una sorta di canalone artificiale. Perchè? Forse per aumentarne la velocità in quel punto e sfruttarne la corrente? Proseguiamo, troviamo una piccola scalinata che dal canalone sale, e qui la visione:
La cittadella delle acque è davanti a noi coi suoi numerosi bottini di stoccaggio dell'acqua, ancora in perfetto stato di conservazione, sembrano piccole case di folletti, costruite in perfetta sintonia con la geologia circostante, si delineano all'interno del canyon creato dal Fosso Luparo, appena percorso, e dall'altro fosso che il sentiero ci aveva fatto abbandonare pocanzi e che, come ora notiamo, vi si getta nel bel mezzo attraverso una piccola ma bellissima cascata, canyon creato in dio solo sa quanti migliaia di anni!!! Non sembra assolutamente vero di trovarsi a soli due passi dalla città di Viterbo, ma in piena giungla amazzonica!!! Visitiamo e annotiamo tutto, rinveniamo delle strane incisioni e simboli su una roccia (probabilmente solo dei falsi), altre iscrizioni risalenti al 1915, altre del 1903, un bassorilievo col simbolo del Leone di Viterbo realizzato nel 1915 da tale Giuseppe Guerra, riusciamo ad entrare all'interno di uno dei bottini, quindi proseguiamo ancora verso Viterbo, sempre percorrendo un piccolo sentiero, ma questa volta siamo sicuri di essere sulla strada giusta perchè c'è una pietra miliare (SPQV60) a confermarcelo.
Scendiamo e ritroviamo quasi tutte le altre pietre miliari, fino alla SPQV46, saltando solo la 50 e la 53 (forse perse nella vegetazione o sotterrate dai detriti trasportati dal fosso). In mezzo a tutte queste pietre rinveniamo anche una piccola dimora completamente costruita in pietra, appoggiata alla parete rocciosa della forra. Due piani ormai completamente crollati (altamente sconsigliato entrarvi), con su scritto nella porta di ingresso “AD 1929” e “PG” sullo stipite (1929 probabile anno di costruzione e PG probabili iniziali del suo costruttore e abitatore). Proseguiamo il tragitto, ma dopo la pietra nr. 46 non rinveniamo nessun'altra, il sentiero si perde definitivamente e ci diventa praticamente impossibile proseguire con facilità. Data l'ora optiamo per la strada del rientro, ma con la promessa di tornare a completare il percorso fino alle porte di Viterbo, infatti ci siamo fermati più o meno all'altezza dell'attuale laghetto di pesca sportiva, tra la zona di Monte Pizzo e le caserme della S.A.S., ma nel tornare sui nostri passi notiamo una seconda costruzione in pietra, posta però dall' altro lato del fosso, per cui non raggiungibile da dove siamo. Quando torneremo visiteremo anche questa, scendendo però dalla sponda de La Quercia, a ridosso dell'ex Eremo dei Cappuccini ora omonimo agriturismo.
CONSIDERAZIONI Premesso che torneremo a breve a completare il tracciato, a rivisitare internamente i vari bottini e le probabili grotte rinvenute sul tragitto, nonché l'ultima costruzione in pietra, un rudere abbandonato in mezzo al bosco, ma sicuramente abitato in un passato neanche troppo remoto, ciò che ci ha colpito è la bellezza spontanea e remota del posto, dove un'incredibile forra in peperino, con le sue alte pareti, i suoi canyon e le sue strane formazioni rocciose, levigate e lavorate dall'azione costante dell'acqua che per migliaia di anni ha fatto da padrona in questi luoghi, crea un luogo talmente magico e suggestivo da lasciare a bocca aperta qualsiasi visitatore, ancora più incredibile se si pensa che ci si trova appena fuori dalla città di Viterbo.
Pur avendo rinvenuto le solite testimonianze di inciviltà, dovute ai tantissimi rifiuti sparsi un po' ovunque, ma ci può stare dato che la zona è altamente ed inesorabilmente antropizzata, in più, lo stesso fosso avrà sicuramente contribuito in maniera pesante nel depositare e trasportare i rifiuti in punti davvero improbabili, il massimo l'abbiamo avuto con l'incredibile ritrovamento di un telaio di uno scooter, che riteniamo possa essere finito li solo se piovuto dal cielo!!! Insomma, pur avendo incontrato le usuali problematiche che ormai siamo soliti riscontrare ovunque nel nostro territorio, la spettacolarità del posto rimane comunque invariata, siamo stati ben contenti nell'aver appreso che gli sforzi del Coordinamento Salviamo l'Arcionello abbiamo dato i loro frutti con la notizia del Decreto Regionale che ne istituisce il relativo Parco. Crediamo che l'intera cittadinanza possa giovare di questa opportunità offerta, nella speranza che la nostra amministrazione, attuale o futura, sappia sfruttare al meglio l'occasione offerta, rivalutando un'area ricca di storia e risollevandola dall'abbandono in cui ingiustamente versa.
Scarica traccia GPX ------- Scarica traccia PLT ------- Scarica waypoints WPT ------- Scarica traccia KML E' disponibile la Mappa digitale georeferenziata e Mappa caricabile su dispositivi Garmin GPS MAP 60CSX, per informazioni contattare GPS Viterbo
Approfondimenti - “Qui l'inesorabile cemento armato della speculazione si distrasse un momento dalla sua marcia devastante, scordandosi poi – chissà perché – di tornare a finire l'opera: così è rimasto il luogo-non luogo d'una campagna rinselvatichita.” Antonello Ricci - Comitato Salviamo L'Arcionello "www.arcionello.it" |